giovedì 31 ottobre 2013

Halloween a modo mio…la festa delle zucche

 
 
A casa nostra si festeggia Halloween, ma qui non sono ammessi streghe, stregoni, vampiri o zombi che fanno paura.
Qui da noi possono venire solo streghette carine e scheletri pasticcioni.
La nostra è una festa allegra, non si vuole fare paura a nessuno e, a ben vedere, la nostra festa ha ben poco in comune con la tradizione di Halloween.
Direi piuttosto che si tratta di una festa delle zucche.
E’ un’occasione per travestire i bambini, farli giocare e farli divertire in modo diverso dal solito.
Intagliamo la zucca con la faccina e accendiamo una candela al suo interno, addobbiamo la casa con festoni con zucche che sorridono o mostriciattoli ridicoli.
Una zucca arancione, poi, è destinata a fare da vaso ad un mazzo fiori.
Halloween, per noi, è solo una scusa per fare una festa, per truccarci e travestirci, per giocare e addobbare la casa.
Il tema è quello delle zucche ed io sono particolarmente affezionata a questo prodotto dell’autunno.

mercoledì 23 ottobre 2013

Io NON sono una blogger

Chiacchiere da mamme in attesa dell’uscita dei bambini dalla milionesima attività sportiva infilata nella settimana.
Chiacchiere da mamme che devono per forza vantarsi dei successi, veri o presunti, non solo personali ma anche dei figli.
Parole, solo parole, ma quando sento certe frasi, io proprio non posso far finta di niente.
“Stasera, per cena, ho preparato dei gnocchetti con sugo di pesce al profumo di basilico e tartare di tonno con contorno di erbette in agrodolce”.
E già a questo proclama la mia mente correva alle varie ipotesi di cena praticabili in casa mia:
1)  Qualche avanzo del pranzo?
2) Pronto pizza?
3) Cena direttamente a casa dei nonni?
“Eh, sai prima di uscire ho preparato anche il ragù per domani e appena torno inforno i biscotti per la colazione”.
Ecco, in condizioni normali, sarebbe scattato di certo un applauso e magari anche una piccola ola tra le mamme presenti a questo auto-elogio, anzi sarei stata io la prima a fare i complimenti.
Ogni buona intenzione, però, è stata stroncata sul nascere da quattro parole scandite con gli stessi decibel con cui lo speaker dello stadio annuncia il goal della squadra di casa, così, giusto per farlo sapere anche alla poveretta che ad alcuni metri di distanza era assorta in tutt’altra conversazione.
“IO SONO UNA FOODBLOGGER, ho un blog di cucina”.

domenica 20 ottobre 2013

Catechismo e scarpe nuove

Lunedì mattina, quando è suonata la sveglia, ho aperto gli occhi e sul mio viso si è stampato un sorriso che mi ha accompagnata tutta la settimana: venerdì avrei accompagnato lo scolaretto al primo incontro di catechismo e averi avuto un’ora, un’intera ora, tutta per me.
E così quell’idea di libertà totale da tutto, dal lavoro, dai vari impegni, da qualsiasi dovere mi ha cullata per tutta la settimana.
Dovevo solo scegliere cosa fare. Dovevo decidere cosa infilare in quello scampolo di tempo solo per me.
Così finito il cambio-armadio di tutta la famiglia, finita la pulizia di fondo nei credenzini della cucina e della dispensa, fatto il cambio delle scarpe, mi rimaneva l’acquisto delle scarpe nuove per me.
Ore 16.50 l’arrivo in parrocchia.
Adesso mi presento alle catechiste, lascio i miei recapiti, affido a loro lo scolaretto e volo verso le mie scarpe nuove.
Saluta la mamma di X, saluta la mamma di Y, saluta la catechista n. 1, sorella di un amico storico di mio marito, saluta la catechista n. 2, collega nota e conosciuta, il tempo passava e non volavo verso nessuna scarpa, né nuova né vecchia.
Adesso vado non c’è motivo che io rimanga qui.
La voce della catechista del gruppo di 4°.
“Il Don sta arrivando e ci terrebbe a salutare tutti, anche i genitori”.
Oh, come faccio? Vado? No, non posso. E poi il Don è nuovo, è qui da una settimana, come faccio? Le mie scarpe? No, devo rimanere, non ho alternative.

mercoledì 16 ottobre 2013

Il fantastico SMS di Wonder Woman


 


Lei è la donna perfetta, con casa perfetta, marito perfetto, figli perfetti.
Ovviamente le altre no.
Lei ti relaziona di tutto ciò che fa con chilometrici sms che rappresentano il resoconto dettagliato della sua giornata.
“Portato bambini a scuola, palestra, doccia, pranzo con solo un caffè, fatto 2 lavatrici e relative asciugatrici, stirato e messo già tutto nei relativi armadi, fatto spesa, scaricata e messa nella dispensa, aperitivo lungo con marito e recuperati bambini dai nonni già in pigiama, messi a letto, adesso vado sul divano e svengo”.
E tu, magari sei lì che stai ancora riordinando la cucina e pensi “ma questa come fa?” e te la immagini distesa sul divano, in pigiama, rigorosamente stirato e inamidato, a guardare la tele nel bel mezzo della sala TV di una casa perfettamente in ordine, linda e profumata e soprattutto silente, mentre la tua mente corre alla pila di panni ancora da stirare, i pavimenti che “li passo domani, oggi non ce l’ho proprio fatta” e ai bambini che stanno ancora litigando per chi si lava i denti per primo prima di andare a letto.
Ma questa volta no.
Il mio orgoglio non c’è stato.
Così la mente è corsa non a quello che NON avevo fatto, ma a quello che AVEVO FATTO.

venerdì 11 ottobre 2013

E’ nata Sole




E’ nata.
Tutti a dire e a commentare “E’ nata la figlia di Michelle Hunziker”.
“E’ nata la figlia di Trussardi”.
E tutti a commentare il nome.
Sole.
“Che fantasia! La sorella si chiama Aurora, potevano scegliere un nome diverso”.
Ma si parla solo della “figlia di…” e della “sorella di…”

giovedì 10 ottobre 2013

Ballerine di ieri e di domani

Se qualcuno mi chiede quale sia il ricordo più bello dei miei anni da ballerina, da quando in prima elementare ho indossato le mie prime mezze punte alla sera del mio passo d’addio, beh, senza ombra di dubbio, è il profumo del palcoscenico.
Il profumo delle punte nuove e del cuoio delle suolette, il profumo che si respirava dietro le quinte.
Ho sempre amato la danza classica e ho sempre sognato che un giorno, se mai avessi avuto una bimba, lei condividesse la mia stessa passione.
Così se è vero che le passioni non possono essere imposte, è altrettanto vero che si possono “agevolare”.
E così la mia piccola, fin da quando aveva poco meno di un anno, ha guardato il Lago dei cigni, impazzendo letteralmente per il cigno bianco, la “bia banca”, la ballerina bianca nel linguaggio incomprensibile di una creatura che inizia a dire qualche parola, e i quattro cignetti.
Non ha preso da me in questo perché a me piaceva molto di più il cigno nero.
Balla, salta, imita le ballerine classiche su qualsiasi musica, gira per casa cercando di rimanere in equilibrio su un piedino nel tentativo, molto spesso riuscito, di imitare le ballerine immortalate nelle copertine dei nostri DVD, costringe suo padre e suo nonno a fare i ballerini e a sollevarla mentre lei con le gambe disegna nell’aria figure di ogni tipo.
Il tutto con le punte rigorosamente tirate, degne di una grande etoile.
Non avrà di certo il collo del piede della Abbagnato, ma per avere 3 anni e mezzo la vedo ben determinata, soprattutto per il fatto che non ha mai preso alcuna lezione di danza.

venerdì 4 ottobre 2013

La rivincita delle colazioni #colazionibulgare

Stanotte, nel mio girovagare su internet dovuto ad una crisi di insonnia, ho trovato un articolo che si posiziona sulla stessa linea d’onda del mio post di ieri e rappresenta la rivincita di tutte le persone che fanno colazione nei piattini Ikea come noi.
Sul sito L’Huffington Post del gruppo Espresso (www.huffingtonpost.it) si parla delle colazioni bulgare, il gruppo facebook che, testualmente, “riporta il breakfast alla dura realtà”.
Nato da circa un mesetto, il gruppo già più di mille “mi piace”, tra cui, ovviamente, anche il mio.
L’ideatrice concorda con me nel sostenere che le foto delle colazioni che spopolano sul web sono assolutamente diverse e lontane dalla realtà.
E così è stato proposto un contest nel quale si invitano gli utenti a inviare la foto della loro colazione.
C’è veramente di tutto, ma nulla di simile alle immagini delle “colazioni perfette”.
C’è la colazione fatta in piedi sul treno, c’è quella fatta davanti al computer, quella del bimbo piccolo con macchinine al seguito e tante altre ancora.
Sì al diavolo le foto da rivista patinata di tavole imbandite e apparecchiate con porcellane e cristalli, evviva le colazioni di corsa, nei piattini Ikea o in mano mentre si scendono le scale.
W la vita vera!!!

 

P.S. guardate nelle foto del gruppo facebook Colazioni bulgare: c’è Miss Holly Golightly, la protagonista di colazione da Tiffany, anche lei per strada con la colazione in mano…direi che se l’ha fatto lei…figuriamoci se non lo possiamo fare noi…

 
 
 

giovedì 3 ottobre 2013

Colazioni, foto e sacchetti dei biscotti con la molletta

Da un po’ di tempo a questa parte sono affascinata dalle foto delle colazioni che girano sul web.
Tazze e tazzine del servizio bello della trisavola, tovagliette all’americana ricamate a punto intaglio, linde, stirate e inamidate, biscottini degni di una pasticceria, croissant appena sfornati, scodelline di limoges contenenti frutta tagliata a pezzetti, tovaglioli addirittura inseriti nel porta tovagliolo.
Nemmeno una briciola, una piccola macchiolina indelebile, un coltello sporco di marmellata o un cucchiaino di caffè.
Colazioni che, secondo i racconti della diretta interessata “durano non meno di 45 minuti”.
A casa mia suona tutt’altra musica.
La sveglia suona alle 6.30 e alle 7.40 siamo tutti e quattro sfamati, lavati, puliti e vestiti, già fuori casa.
Noi 45 minuti di colazione non possiamo permetterceli, a meno di alzatacce nel cuore della notte.
La nostra tavola non è imbandita con pasticcini e biscottini nelle ciotoline di porcellana, certo mangiamo anche noi i biscotti, a volte anche qualche fetta di pane e nutella e un frutto, ma il nostro servizio da colazione è molto più, per dirla nel linguaggio del settore, easy chic: tazzine per il caffè da tutti i giorni, quelle che si tengono nel credenzino della cucina e piattini super colorati di plastica Ikea.

martedì 1 ottobre 2013

Il cambio dell’armadio



Odio il cambio dell’armadio.
Lo odio con tutta me stessa, con ogni singola cellula del mio corpo e con ogni neurone.
Però, inevitabilmente, almeno due volte all’anno mi faccio forza e lo affronto con lo stesso entusiasmo con cui si affronta un plotone di esecuzione.
E così inizio dagli armadi e dai cassetti dei bambini.
Armata delle più buone intenzioni dico ogni anno a me stessa che questa è la volta buona si scarta, si elimina, si butta ciò che non va più bene.
Preparo ogni volta diversi scatoloni destinati ad ospitare, sempre nelle mie intenzioni, i vestiti vecchi per essere riciclati, che rimangono però costantemente semivuoti.
Appena mi accingo a cestinare qualcosa ecco il pensiero malefico che prende corpo nella mia mente “E se lo mette anche l’anno prossimo? E se gli va ancora bene?” così una forza uguale e contraria a qualsiasi buona intenzione dirotta la mano dallo scatolone per il riciclo al cassetto per l’anno che verrà.
So perfettamente che, a meno di blocchi improvvisi della crescita, ai miei figli non metterò nulla dell’anno precedente, ma è più forte di me, ho un istinto di conservazione (del vestiario) senza eguali.
E ogni anno la mia meta è rappresentata da armadi impeccabili e sistemati, file di magliette e maglioni perfettamente impilate, tutte della stessa misura e dello stesso formato, vestiti e camicie appese stirate ed inamidate di fresco con l’illusione che rimangano intonse per tutta la stagione fino al cambio-armadio successivo.