sabato 28 settembre 2013

Barilla, la polemica e il derby della Mole

Come abbia fatto ad arrivare a lui non me lo spiego, ma la polemica sulla pubblicità della pasta Barilla è giunta alle orecchie curiose dello scolaretto che ha preteso spiegazioni.
Argomento delicato da trattare, soprattutto perché non ero pronta.
Da dove inizio? Da Barilla? Dalla famiglia? Dalla composizione della famiglia?
“La nostra famiglia è composta da mamma, papà, da te e da tua sorella, però non tutte le famiglie sono formate così. Ci sono per esempio famiglie che hanno solo la mamma perché il papà è volato in cielo. Apperò sono partita soft. O famiglie che hanno due papà perché la mamma si è sposata due volte. Certo che sposata due volte non suona molto bene. Ci sono delle famiglie dove, invece che un papà e una mamma, ci sono due papà o due mamme perché si sono sposati due papà o due mamme. Allora il sig. Barilla ha detto che quando farà una pubblicità metterà solo famiglie come la nostra, con mamma, papà e bambini perché la sua è così e a lui piace di più la famiglia formata così”.
L’occhio illuminato dello scolaretto che ha capito.

venerdì 27 settembre 2013

Manicaretti e minestroni

 
Giornata lunga, dura, lontana da casa.
Ma lo sapevo io e lo sapeva anche lui.
Sono partita alla mattina senza preparare alcunché né per il pranzo, né per la cena.
Moglie e mamma snaturata.
No, moglie e mamma di fretta che esce alle 7.30 per accompagnare lo scolaretto a scuola, con tappa obbligata alla cartoleria per comprare le ricariche della biro rossa cancellabile senza le quali di certo non si può affrontare serenamente la mattina di lezione, e che rientra, se va bene, alle 20.00.
Ma poi lui, il marito modello, è bravo e organizzato.
Si è trasformato in un papà multitasking, lavora, và a prendere il bambino a scuola, lo sfama, gli fa fare i compiti, lo fa giocare, lo porta con sé ad una riunione di lavoro, và a prendere la Principessa alla materna, rientra a casa, fa la doccia ad entrambi i bambini.
Da applauso, direi!!
Certo che una mamma faccia tutto ciò regolarmente, tutti i santi giorni, ed oltre a questo ci metta anche dell’altro, tipo stirare, preparare pranzo e cena, fare i letti e i mestieri, parrucchiere, estetista e palestra, è un piccolo dettaglio insignificante.
Comunque lui, il marito, è stato bravo, non ci piove.
In completa solitudine con casa-lavoro-due figli se l’è cavata egregiamente.
Rientrata a casa tardi, già all’ora di cena, anzi più che della cena della movida, ho trovato la tavola apparecchiata, ma non sono stata accolta da nessun profumino, nessun manicaretto, nessun indizio di cena calda e appetitosa.
Ogni minimo dubbio fugato dalle parole del marito affamato.
“Fede cosa mangiamo? Ci hai pensato?”.
Mentre tornavo a casa in macchina mi immaginavo un bel ragù o una vellutata di zucca o un caldo contorno di funghi fumanti ad aspettarmi già pronti nel piatto, accanto ad un bicchiere di buon vino rosso.
Nulla di tutto questo. E nulla anche di altro.
E così appena rientrata, ancora vestita e con le scarpe, ho trasformato la mia cucina nel set di “cotto e mangiato”.
Ecco, più che cotto e mangiato, scongelato e cucinato.
Agnoli per i bambini (quelli erano freschi e non provenivano dal congelatore), minestrone per me e mega bistecca per lui.
Certo…bistecca per il marito stremato dalla giornata da ragazzo padre lavoratore perché alla mia proposta “Avrei voglia di mangiare qualcosa di caldo, io quasi quasi mi farei il minestrone” mi ha guardata con una faccia allibita senza eguali e col terrore negli occhi mi ha intimato “Va bene E POI??, di secondo?? Chiamiamo il pronto pizza??”
L’acqua per gli agnoli sul fuoco, il minestrone surgelato nella pentola a pressione, la bistecca di dinosauro nel micronde a scongelare e la verdura a lavare.
Mentre l’acqua bolliva e il marito esanime buttava gli agnoli e spegneva la pentola a pressione ho fatto pure la doccia.
Venti minuti di ordinaria follia.
Però tutti e quattro a tavola, con pietanze personalizzate e diversificate, e tutti e quattro lavati e profumati.
Non è stata di certo una cena da Guida Michelin, ma dal piatto vuoto presente sulla tavola al mio rientro di strada ne abbiamo fatta.
La mamma batte il pronto pizza, parola di scolaretto affamato.

lunedì 23 settembre 2013

Angeli e dottori

Nel mio lungo peregrinare tra reparti vari di ospedali vari sono arrivata ad una conclusione.
I laureati in medicina, per me, si dividono in due categorie: i dottori e i medici.
I dottori sono laureati puri e semplici hanno un titolo, quello di dottore appunto, al pari dei laureati in altre discipline, giurisprudenza, economia o farmacia che sia.
Per loro sei un numero, a volte, ancor peggio, non sei una persona, sei la patologia che ti porta a chiedere il loro intervento.
Così li senti parlare non del paziente X, ma della “frattura scomposta del femore” o della “placenta previa accreta” o del “melanoma metastatico” o di altre patologie dai nomi quasi impronunciabili.
Non ti parlano come se davanti avessero una persona, un essere umano, no loro ti sbrodolano addosso la diagnosi e la prognosi con una freddezza che ti ferisce ancora di più rispetto alla più cruda delle sentenze.
I medici, invece, sono dottori con le ali.

lunedì 16 settembre 2013

Il perché di un nome bizzarro… “Siamo tutte Mary Poppins”.

Un po’ di tempo fa, su internet, girava una simpatica vignetta con la sagoma di Mary Poppins e a fianco una scritta “Attenta, se apro io la mia borsetta ti distruggo”.
Ed in effetti, se io e Mary Poppins rovesciassimo il contenuto delle nostre borse su un tavolo…ecco…non so chi delle due vincerebbe.
Da sempre le mie borse sono popolate da oggetti di vario genere che formano, tra di loro, un mondo a sé stante, mondo in ogni caso in costante evoluzione a seconda del mio personalissimo “status”.
La borsa, infatti, contiene oggetti diversi a seconda della “qualifica” che si riveste in un preciso momento e rispecchia, senza ombra di dubbio, proprio il nostro essere.
La borsa (anzi il suo contenuto) di una studentessa è di certo diverso da quello di una neo mamma.
Avevo trovato, alcuni mesi fa, un sito che aveva promosso un’iniziativa simpatica che aveva attirato la mia attenzione. Bisognava inviare la foto del contenuto della propria borsa. Così in quella della studentessa oltre ai classici portafogli-chiavi-occhiali da sole spiccavano un libro, un lucidalabbra, un pacchetto di sigarette, il cellulare e un astuccio con evidenziatori e penne. In quella di una neo-mamma, invece, un biberon, un pupazzetto, un pannolino per il cambio, delle salviette e un ciuccio nell’apposito contenitore.
E nella mia?
Beh…non sono più una studentessa, ma nemmeno una neomamma…diciamo che c’è una sintesi di entrambe e molto altro.
Una mia amica, per questo, mi ha sempre presa in giro.
“Ti manca qualcosa? Chiedi alla Fede, lei nella borsa ce l’ha di sicuro, lei è peggio di Mary Poppins”.
Lei esce con micro borsette nelle quali, piegato in 4 parti, ci sta al massimo un fazzolettino di carta di quelli formato mini.
Io ho borsette che, al contrario, pesano quintali e mi costringono a posture di certo ben diverse da quelle della Cindy Crawford di turno.
Buon sangue non mente…
In questo, non c’è ombra di dubbio, ho preso da mia madre, lei che seguendo mio padre che giocava a calcio, con me al seguito, stipava nella borsa generi di ogni sorta e che passando la sua borsa alla sua amica Luisa si è sentita dire “Oddio ma cosa hai qui dentro? Una gallina??”
Però a me non manca (quasi) mai niente di quello che mi serve, sia che debba fare qualche attività prettamente connessa al mio lavoro, sia che debba andare al parco con entrambi i miei figli.
Se poi si aggiunge un marito che, durante un viaggio che ci porta alla meta delle nostre vacanze, in autostrada mi guarda e mi sciolina un “Fede per caso nella borsa non hai un cacciavite che mi si stanno svitando le stanghette degli occhiali?” si capisce che nella mia borsa c’è davvero di tutto.
Per la cronaca…va bene avere di tutto, ma il cacciavite no, quello proprio non l’avevo!
Ho chiavi-portafoglio-occhiali (da vista), rossetto e matita per gli occhi, fazzoletti e salviette, agenda e penna, kit del pronto soccorso, cellulare, caramelle, medicine varie, caricabatterie e auricolare, giochini vari dei bambini, ma arnesi da Manny tuttofare proprio no.
Credo che la borsetta e il suo contenuto rispecchi molto noi stesse, come siamo e cosa facciamo, in fondo ci mettiamo tutto ciò che ci serve per “sopravvivere” fuori casa.
Niente di diverso da Mary Poppins.
Lei aveva l’occorrente per fare la tata a due bambini.
Ma questo e solo questo.
Noi abbiamo l’occorrente per fare anche tante altre cose. Le mamme, le mogli, le donne in carriera, quale che essa sia.
Sì, Mary Poppins aveva anche qualche potere magico, ma qualche potere magico ce lo abbiamo anche noi che ci trasformiamo in mamme, mogli, confidenti, amiche, amanti, lavoratrici, laviamo, stiriamo, prepariamo marmellate e conserve, facciamo i letti e passiamo l’aspirapolvere, così giusto per dirne qualcuna…
In fondo “siamo tutte Mary Poppins”, ognuna a modo suo.




giovedì 12 settembre 2013

Il primo giorno di scuola


Oggi è il primo giorno di scuola.
Per noi il primo giorno della terza elementare.
Dovremmo essere dei “veterani”, ed invece l’emozione si è fatta sentire, come negli anni scorsi.
Ieri sera i preparativi…lo zaino con i quaderni avvolti nelle nuove copertine colorate, le matite nell’astuccio che profumavano di legno, il grembiulino stirato e inamidato appeso sull’appendino pronto per essere indossato.
E quel bacio della buona notte, l’ultimo delle vacanze.
Ieri sera, dopo la favola che accompagna i miei bambini nel mondo dei sogni, mi sono fermata a guardarli per qualche istante.
Due angioletti nei loro lettini affiancati.
Lei, la mia Principessa, nel lettino rosa abbracciata al suo pupazzo, la Micia Pink, già rientrata alla materna da qualche giorno… con quel visino angelico di una bimba improvvisamente diventata già troppo grande ai miei occhi di mamma.
Lui, il mio ometto, disteso su un materasso di sogni e di speranze, la voglia di sedersi nel banco vicino a Simone, il suo amico, la voglia di raccontare la sua estate, le sue vacanze e di quel nuovo allenatore di calcio già eletto a nuovo idolo della scuola calcio.
E quella paura conservata nel cuore e solo in parte confessata alla mamma in un momento di confidenze estreme di rivedere Sofia, la sua “fidanzatina” nel dubbio di aver perso durante l’estate quel “titolo” perché “mamma io le voglio bene davvero”.
Per un attimo ho rivissuto le stesse sensazioni di quando due anni fa entrambi i miei cuccioli iniziavano la loro avventura scolastica, lui il primo giorno di prima elementare, lei il primo giorno al nido.
A far aumentare l’adrenalina nel sangue i vari sms delle mamme, mie amiche, che oggi avrebbero portato i bambini in prima elementare.
L’ansia, l’agitazione, la trepidazione non sono le stesse e non lo possono (e devono) essere di quelle del primo giorno della prima elementare.
Ho trascorso tutte le vacanze con i miei bambini, sì li ho anche appaltati ai nonni quando dovevo lavorare, ma fondamentalmente ho trascorso con loro tre mesi di vacanza e stamattina quando ho accompagnato in classe il mio ometto e l’ho salutato, guardandolo seduto nel banco con il grembiulino nero mi è venuto un nodo in gola.
Buon inizio di scuola amore mio, buon inizio di questo nuovo anno e di questa nuova avventura.
E buon inizio anche a me, e a tutte le mamme come me che si faranno sopraffare dai sentimenti anche quando i nostri bambini avranno sessant’anni.